Eraldo Dentici: l’interpretazione del Sagrantino di Montefalco!

Eraldo Dentici: l’interpretazione del Sagrantino di Montefalco!

Cari lettori.

Questo articolo, o se preferite, questa raccolta di pensieri e di immagini è per me qualcosa di dovuto: questo perché oltre ad dare il via a una nuova monografia che verterà sui produttori di Montefalco, devo a voi tutti una lunga disquisizione su alcune cose in cui credo fermamente.

Mettetevi comodi.

Ho conosciuto Eraldo Dentici qualche anno fa, è un uomo intelligente e solido con una bellissima famiglia, un carattere analitico e la capacità di migliorarsi sempre; di mestiere fa il vignaiolo, e la sua cantina dopo una serie di cambi di nome, oggi si chiama Cantina Eraldo Dentici.

Quindi geo mappiamoci: stiamo parlando di un produttore di vino, umbro, che ha vigna e cantina a pochi minuti da Montefalco e rientra nell’areale di produzione del Sagrantino di Montefalco; tutto chiaro?

Di questa cantina io ho già scritto in questo articolo quello che però mancava, oltre alla comprensione del territori era la spiegazione del suo vino principe: il suo incredibile Sagrantino!

Eraldo Dentici: l’interpretazione del Sagrantino di Montefalco!

Montefalco è una città bellissima, il suo fascino è così particolare che merita di essere meta di un vostro week end; questa sua bellezza immersa in un territorio così profondamente caratterizzato da vigneti ed da uliveti Montefalco è la terra di un vitigno autoctono italiano che si chiama Sagrantino .

Il Sagrantino Cresce principalmente nei territori che circondano il comune di Montefalco, con circa 670 ettari vitati da circa 350 produttori di uva. Gli imbottigliatori sono una novantina che operano su una zona di produzione che comprende l’intero territorio amministrativo del comune di Montefalco e parte del territorio dei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria siti tutti in provincia di Perugia.

Il Sagrantino, vitigno probabilmente importato dalla Grecia dai monaci bizantini, è un vitigno che ha due caratteristiche importantissime e caratterizzanti: è un uva dalla altissima concentrazioni di polifenoli e sopratutto è fra i (se non il) vitigni più tannici al mondo.

Da quest’uva si possono ottenere vari vini, il più famoso di essi si chiama Sagrantino di Montefalco DOCG, tale vino per disciplinare richiede il 100 percento di uva sagrantino, con un minimo di 33 mesi di invecchiamento, di cui almeno dodici in botti di rovere.

Nonostante l’indubbia vocazione dil territorio di Montefalco per la coltivazione della vite, per mettere meglio a fuoco qual che sia la situazione attuale, dobbiamo per un secondo dimenticarci dei questa docg e ragionare più ad ampio spettro: quanto segue è il frutto delle mie opinioni e delle mie ricerche e me ne prendo sia i vostri complimenti sia i vostri sputi.

Eraldo Dentici: l’interpretazione del Sagrantino di Montefalco!

Prima del 1972 il Sagrantino era un vitigno che veniva coltivato per produrre un vino passito, era un retaggio ancora dei vini prodotti per l’aristocrazia che nei secoli passati faceva gran consumo di vini dolci anche perché questi erano più facilmente conservabili. Un vitigno come il Sagrantino si prestava benissimo ad essere fatto appassire con gran gioia dei nostri avi. Tuttavia nel 900 la pratica della produzione di questo vino stava sempre più scomparendo, l’enologia moderna (centra nulla la diatriba naturale o non), la richiesta sempre più di vini fermi e di pregio aveva portato durante gli anni 50 alla quasi totale scomparsa del Sagrantino che veniva prodotto quasi solo ad uso domestico dagli agricoltori del territorio.

Ma qualcosa di strano stava per accadere e per comprenderlo dobbiamo comprendere un costume Europeo che per migliaia di anni ha portato uomini di tutte le estrazioni culturale e d economiche ad attraversare il mondo allora conosciuto: i Pellegrini e la Via francigena, che si lo so non passa da Montefalco ma ci arriveremo.

La via francigena è una strada incredibile che parte da Canterbury in Inghilterra e di fatto scende sino a Roma, per migliaia di anni ha portato la chiunque ad attraversare l’Italia per giungere al cospetto della santa Basilica di San Pietro: uomini e donne, straccioni e Re che volevano essere incoronati dal papa; la francigena è stata l’autostrada della cultura Europea e partendo da essa che si è sviluppato non solo il turismo Mariano, ma anche proprio il concetto di Viaggio in se per se; per assicurare ristoro ai viandanti su tutta la francigena ogni tot di chilometri c’era una stazione di posta dove ci si poteva riposare, se necessario cambiare e accudire i cavalli e sfamare.

La Val d’Orcia è sempre stata organizzata per accogliere i numerosi viandanti che l’hanno percorsa a partire dal Medioevo. I flussi di pellegrinaggio verso Roma che si incanalavano lungo la via Francigena: mercanti, uomini di chiesa, soldati, avventurieri, scrittori, vagabondi, viaggiatori del Grand Tour… in questo tratto furono favoriti da una serie di percorsi trasversali che servivano a collegare la via Francigena con l’altra grande arteria romipeta, la via Teutonica. 

Tutto questo per dirvi che so duemila anni che a Montalcino va e viene gente e che questa gente mangia, dorme, scopa, consuma e vive arricchendo il borgo da sempre. Qual’è il vino per cui Montalcino era famosa? il Brunello!

noooooooooo sbagliato!!!!

il vino per cui Montalcino era famosa era il Moscatello che riguardate un pò era un vino tendenzialmente dolce! (era Montepulciano che faceva vini rossi fermi) questo fino all’avvento della fillossera che distrusse la maggior parte dei vigneti e che furono ripiantati a sangiovese solo nel novecento! ora lo so che vi siete quei persi, ma datemi ancora un pò di attenzione e vedrete dove voglio andare a parare.

Eraldo Dentici: l’interpretazione del Sagrantino di Montefalco!

il Brunello di Montalcino fa ufficialmente la sua comparsa verso la metà dell’ottocento quando Clemente Santi, chimico e farmacista, opera una selezione del vitigno Sangiovese Grosso, il più indicato per produrre un vino di alta qualità.
Già nel 1870 in una mostra a Siena vengono presentate le prime bottiglie di Brunello delle annate 1863 e 1865. Da questo momento in poi si susseguono gli esperimenti tesi alla ricerca di un vino superiore da invecchiamento.
Le vendemmie del 1888 e del 1891 decretano il successo di questo vino che, per la produzione limitata, fino ai primi del ‘900 è conosciuto solo da una ristretta cerchia di intenditori.

Facendo un salto in avanti invece l’istituzione della doc risale al 1966 ed è stata la salvezza di Montalcino che rischiava di vedersi distrutta economicamente dalla costruzione dell’autostrada che automaticamente veicolava il flusso umano altrove dopo duemila anni Montalcino non aveva più gente che era costretta a passarci!

il Brunello è stata una strepitosa risposta Borghese e imprenditoriale che ha preso ciò che la toscana sapeva fare meglio, il vino, l’ha sistematizzato (mono vitigno di sangiovese) e l’ha reso vendibile ovunque! una mossa geniale, partendo da un vitigno, il Sangiovese che si è dimostrato all’altezza! Questa mossa ha portato un nuovo flusso umano nel borgo: i turisti, che se anche non potevano andrai direttamente potevano arricchire il substrato umano comprando il vino in qualsiasi luogo del mondo!

Questo pochi anni prima al primo esperimento sul Sagrantino di Montefalco secco.

Forse avrete capito dove voglio andare a parare: la francigena qui non centra ma Montefalco è sempre stata rocca che guardava su valli di importanza religiosa non indifferente (questo nei secoli passati) Montefalco dista 40 chilometri circa da Assisi….. DA ASSISI! e gli umbri sono persone solitamente molto pragmatiche che amano mangiare bene, che si spostano molto all’interno della propria regione e sebbene a volte sembrino cocciuti io ho sempre trovato una grande capacità di fare cose Innovative !

Veniamo quindi a noi : Nel 1971 l’ente di sviluppo dell’Umbria lancia una produzione sperimentale di “vino Sagrantino” e l’anno successivo la Cantina cooperativa di Foligno comincia la vinificazione del Sagrantino secco. Nel 1973 viene presentata la domanda di riconoscimento per la DOC Montefalco. Se tanto mi da tanto il Sagrantino sarebbe dovuto diventare il nuovo Brunello italiano capace di imporsi sui mercati nazionali e esteri.

Il ragionamento non faceva una piega: gli americani amano l’Italia e quando vengono spendono bene, e riviste di tutto il mondo stanno cominciando a parlare di questo nuovo vino toscano! d’Umbria non è meno bella della toscana e anzi ha un patrimonio storico artistico che permette lo sviluppo di un turismo non solo Mariano ma anche colto e capace di spendere

Sagrantino di Montalcino? Brunello di Montefalco? ………….Sagrantino di Montefalco! tannico potente, longevo ! buono da bere e opulento da collezionare!

Su carta !

L’ultima parte della storia che vi sto scrivendo non è cosa nota , va interpretata, non solo dati empirici alla mano, ma soprarutto va compresa umanamente, per poi capire il perché io sto scrivendo questo articolo così noioso e strano.

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Eraldo Dentici: l’interpretazione del Sagrantino di Montefalco!

Il Brunello di Montalcino ha avuto 50 anni di lavoro occulto in cui si sono messe le basi per farlo diventare ciò che poi sarebbe divenuto nella seconda metà del novecento.

Lavoro occulto in vigna, lavoro occulto in cantina. Lavoro che ha addomesticato sia il frutto che l’uomo! Il Sagrantino non ha avuto questo tempo occulto, in pochi anni fu presentato al mondo e il vino che si presentò invece era un vino ruvido e incazzoso come un istrice al quale punti una torcia in faccia mentre sta cacando!

il Sagrantino , nonostante oggi i produttori siano cresciuti tantissimo e il vino sia anche cambiato (merito di bravura, cantina cambio climatico ) l’immagine che ha addosso e indelebilmente nella mente dei consumatori è quella degli anni 90 ovvero di un vino ruvido e tostissimo ! Sembrava di bere carta vetrata appena era messo in commercio! Era ‘ si un vino con una capacità di invecchiamento mostruoso ma essendo nato a fine anni 70 , semplicemente non era passato abbastanza tempo! non era armonia am solo vino incazzoso e possente.

Il Sagrantino di Monte Falco quanti di voi l’hanno bevuto veramente maturo? fidatevi pochissimi: questa è il vero cruccio che ci porta a dire che il Sagrantino. non dico sia una sconfitta, ma che deve essere riabilitato nei grandi vini italiani, cambiando la percezione che si ha di esso. .

Ve lo dice uno che è una vita che crea di bere un Sagrantino al giusto grado di Maturità.

Quindi ora veniamo a noi, a Eraldo dentici e al suo Sagrantino che rappresenta il nuovo corso di questo vitigno straordinario.

Il Sagrantino di Eraldo è solo il primo di quelli di cui scriverà che stanno dimostrando che ora va cambiata la percezione e non più il vino, perché oggi il Sagrantino di Montefalco è un altra cosa! sopratutto all’interno del mondo del vino naturale che ha saputo con le sue metodologie di lavoro, ingentilirlo !

Cipriano” Sagrantino di Montefalco Eraldo Dentici 15,50%

Uve coltivate con solo rame e zolfo, nessun prodotto di sintesi ne diserbanti usati in vigna. Vinificato con macerazione sulle bucce per almeno 50 giorni e fermentazione spontanea coi soli lieviti indigeni. Naturalmente non filtrato e non chiarificato e nessun prodotto di chimica enologica utilizzato. Invecchiamento per 3 mesi in acciaio a cui seguono due anni di barrique e non meno di sei mesi di bottiglia.

colore: plumbeo, profondo, assoluto e impenetrabile. Se il pinot noir è la luce questo è l’oscurità, il magma ribollente del brodo primordiale che vuol divenire Pangea.

Naso: intenso profondo con note complesse di frutti rossi, spezie, boiserie, note balsamiche e un percepibile calore alcolico che rende tutto, seppur equilibratissimo, non statico.

Sorso: è il motivo di questo lungassimo articolo, e ora posso dirlo: prima di Eraldo io e il Sagrantino avevamo un rapporto di “non eccessiva frequentazione” ne ho bevuti molti negli anni, e sopratutto Caprai (che piace molto a mio papà) ho potuto vedere come le bottiglie evolvessero e invecchiassero findunque a venti anni. Bene il Sagrantino che è stato prodotto negli anni novanta, seppure contribuì al boom di questo vitigno secondo me ha anche creato un idea completamente vetusta dello stesso, oggi invece al Sagrantino (perdonatemi la volgarità) sono cresciute le tette, ha guadagnato sensualità e fintanto un po di “Tinto Brassicità” e Questo di Eraldo è proprio così in bocca.

Tannico, tannicissimo, ma non ruvido, vizioso e pieno di peccato ti fa venir voglia di scoprire cosa questo vitigno può darti! è e sarà la mia opinione ma come al solito, se le opinioni non si discutono e non si dibattono nulla può vivere e crescere!

vi lascio con un brano!

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