Sentori nel vino: cazzo, sa di brassica oleacea!

Sentori nel vino: cazzo, sa di brassica oleacea!

“Dimmi quanto puzza la tua casa di cavolfiore e di baccalà e…ti dirò chi sei”

Zia Maria

Zombi di puzze se ne intende. Eccome se s’intende di effluvi e sostanze odorose!

Lui è fautore delle puzze a tal punto da poter fondare un partito, quello delle puzze appunto (la validità sociale e politica del partito potrebbe essere dubbia, ma il panorama italiano lascia ampio margine di azione) come per altro raccontava anche parlando di Merdocrazia!

Che poi, cos’è una puzza se non un apostrofo rosa tra le parole “orgoglio e pregiudizio”?

Si, non è orgoglio la propria puzza per un cane? Non rappresenta la sua identità?

Si, pregiudizio:

Quando il gatto è sazio dice che il sedere del topo puzza

Proverbio della Mauritania

Le cantine puzzano di vecchio: non è un pregiudizio?

Sentori nel vino: cazzo, sa di brassica oleacea!

“Oh, a rieccola, è tornata Pau con il suo favellare astruso. Che vuoi?”

Fatti sempre i cazzi tua, dannata voce fuori campo. Zombi sta in ritiro spirituale. Lo ha scritto qualche giorno fa su Instagram. Dice che deve ritrova’ quarcosa, ma non si sa cosa.

Io penso che dovrebbe solo trovare la puzza. Seguire la sua puzza guida.

Come quella di baccalà e di cavolfiore, infatti la brassica oleacea è appunto il nome scientifico del cavolfiore! lo sapevate? no beh mo lo sapete!

Dimmi quanto puzza la tua casa di cavolfiore e di baccalà e…ti dirò chi sei

Zia Maria

Sentori nel vino: cazzo, sa di brassica oleacea!

Zia Maria è una donna alta, snella, bionda, dagli occhi azzurro cielo e dalla battuta sempre pronta.

Ha conosciuto Zombi la prima volta un Natale di molti anni fa. Stava in cucina a smanettare tra i fornelli e la friggitrice messa fuori al balcone (“perché se no la casa puzza di fritto!”).

Zombone, impacciato e sudaticcio per l’imbarazzo – era la prima volta che veniva portato in casa di un mio familiare (che poi, Zombino è tracotante all’apparenza ma è timido e insicuro come una puzza di formaggio muffato), si sentì travolto dall’insolita domanda.

Mi guardò perplesso e rispose: “A casa mia non si bolle il cavolfiore a Natale perché mia mamma è romana!”

“Uh Gesù!” esclamò esterrefatta Zia Maria.

Sacrilego di uno Zombi: in Terronia, cavolfiore e baccalà sono il re e la regina dell’antipasto per la cena di Natale. Si fanno bollire per poi essere uniti in un felice connubio matrimoniale di puzze e di sapori.

Giudico il matrimonio uno scambio di cattivi umori di giorno e di cattivi odori di notte

Guy de Maupassant

Detto fatto, Zombi si mise in silenzio, in un angolo, a contemplare il tripudio di puzze che saliva felice dalle finestre di tutto il quartiere. E che cosa ci puoi abbinare a una tale puzza?

Sputtaniamo Zombi Wine, puntata 2: il soggetto si presentò a cena a mani vuote!

“Malvagia, non si spiattellano in giro storie che possono nuocere allo status social dell’influenzeeeer!” (persino tu’ madre ti ha redarguito con il suo solito “le signorine per bene non esplicitano troppo!”). Sacripante!

Sto cazzo 2 la vendetta, mia cara voce fuori campo. Stiamo parlando di un ininfluenzeeer. Uno che al primo appuntamento mi ha portato a bere un tè nel peggior bar del paese natio.

Già, perché prima di diventare ininfluenzer, Zombi diceva di essere esperto di tè (diceva!). Uno che millantava di essere grande degustatore di Pu Ehr.

Ancora oggi, quando glielo sottopongo e servo come mi ha insegnato colui che, per davvero e senza saperlo, mi ha iniziato alla sacra degustatio di infusi – ve ne parlerò nel caso nelle prossime vite e vi metto sotto il link della sua bottega delle meraviglie! -, non mi indovina mai che cosa sta per sorbire. Nemmeno quando trattasi del signore dei fermentati.

E fermentati. E puzze. E Zombi. E cavolfiore. E…Bajola!

Già, proprio lui. Il vino dall’etichetta inconfondibile, vale a dire semplice. Bajola! Il vino che mi ha fatto conoscere Zombi, ordinandolo per una bella tavolata di amici al Covino. A Roma.

Bajola. Il mio primo incontro con un Orange. Non sapevo manco cosa fosse un Orange fin quando mi fu versato, quella sera, nel bicchiere da Daniele, il proprietario dell’enoteca, con il suo fare un pò elfico un pò Hobbit un pò adesso siamo cugini e vi sbronzerò per sempre finché Covid non ci separi.

Sentori nel vino: cazzo, sa di brassica oleacea!

Quando Zombi parlava estasiato di questi “vini arancioni”, io me li figuravo come Trilly nella lanterna. Vini magici, fatti di…uve arancioni e di zuccheri petalosi. Invece…

Profumata puzza di…cavolfiore!

Arrivò inaspettato. Quella cosa che sa di rosa ma rosa non è, perché il colore è quello della pesca e io mi aspettavo i profumi di un’estate ischitana. Quella fatta da pelle ambrata al profumo di frangipane e limone, occhi seducenti e fianchi sinuosi accarezzati dal sale. Beh, era cavolfiore. Era una profumata puzza di cavolfiore.

Ma poi, la magia. In quel bicchiere, il ricordo di un’isola. Eco di sirene brillanti di salsedine. Il fiore, come quello di cavolfiore che diventa bianco come la luna, con la luna. Bagnato dalla rugiada, con il primo soffio del mattino. Goccia perlescente e schietta.

Nessuno si è accorto che la coda della sirena puzza. La sua imperfezione è nascosta dalla dolcezza del canto

Fabrizio Caramagna

Fermentazione alcolica. Spontanea. Lieviti indigeni.

E la mia immaginazione crea i lieviti, vestiti da indigeni durante il sacro rito della macerazione sulle bucce. Nelle vasche di cemento, quelle che si usavano per l’acqua piovana. E io la sentivo quella pioggia, nel bicchiere che da fiore di cavolfiore diventava il ricordo odoroso più odoroso di sempre. La macchia mediterranea, la sentivo, la vedevo. Mi riporta ai ricordi dell’infanzia del mio collega Alessandro. Di suo nonno, della guerra, di Ischia. Bajola. Bajola. Bajola.

Un insieme di uve. Un insieme di storia, di storie. Un insieme di odori. Quelli veri, quelli che ti ricordano perché il tuo passato, le tue radici saranno sempre così importanti. Sono il tuo DNA. Anche quando sembrano una puzza. Sono le tue emozioni, come quando hai sudato al primo bacio. Come quando hai emesso un peto prima del tuo esame di diritto pubblico romano per paura di non essere all’altezza.

Che poi, sapevate che il cavolfiore gli antichi romani lo mangiavano prima dei banchetti per ridurre l’assorbimento dell’alcool!?

Zombi, ce devi fa’ un pensierino pure te, magari ritrovi te stesso e la tua puzza!

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