I Chicchi di Ardea: Torrebruna Rossa i.g.t. Lazio

I Chicchi di Ardea: Torrebruna Rossa i.g.t. Lazio. Piove, è umido, non ho molte aspettative da questa giornata; un intuizione si, ma buone speranze no: sono un inguaribile corvo nero e mi porto rogna da solo. Tuttavia con me c’è la “Piccola Pau” e solitamente quando c’è lei le cose girano un pò meglio. Mi sono svegliato presto, un caffè al volo e poi in macchina per riuscire a sfruttare ogni qual si voglia chance di prendere il minor quantitativo di acqua in testa per realizzare un documentario (che uscirà, no so quando ma uscirà) in una piccola azienda vinicola sul confine tra provincia di Roma e Latina. L’azienda si chiama I Chicchi e si trova ad Ardea ed è gestita da una coppia solare e bella: Enrico Rosati e sua moglie Federica .

la pioggia suona un liquido xilofono, e la strada è brutta: la devastata Pontina che si incunea e si immerge nella campagna dell’agropontino; un luogo abandonato a se stesso e dal paesaggio post apocalittico, piove e non depone bene; edifici abbandonati e quella sensazione di dejavù post industriale che solo l’abbandono territoriale sa dare.

Ma poi arriviamo. la pioggia suona una musica silenziosa mentre le piante ballano un valzer con il vento: un due tre , un due tre.

Enrico è li ad attenderci, mentre Federica sorride: da questo momento nonostante le condizioni meteorologiche, la situazione prenderà un altra piega: noi ci immergeremo in un luogo dove qualcosa di magico è accaduto.

I Chicchi di Ardea: Torrebruna Rossa i.g.t. Lazio

Il vigneto è posto su di un Territorio formato dalle eruzioni del grande Vulcano Laziale (che si estende per oltre 1500 chilometri quadrati ed è alto quasi 1000 metri), avvenute tra 600.000-20.000 anni fa.

esposto a sud/est ad una altitudine massima di 70 m s.l.m. distante 9 km lineari dal Mar Tirreno, e quasi tutti i giorni spira vento marino. 

Il vigneto giova della vicinanza di boschi con presenza di sughere, querce, olmi e un sottobosco tipico della macchia mediterranea, con presenza di alloro, lentisco, asparagina selvatica, rovi .

Alla base della struttura geologica del territorio si trovano le argille marine, costituite dalle acque del Mar Tirreno, che un tempo coprivano la zona fino ai Monti Lepini, e che a loro volta sono state ricoperte da lave e tufi, materiali eruttati dal Vulcano Laziale.

i chicchi

Enrico gestisce un ettaro di vigneto impiantato otto anni fa, la sua scelta ponderata e ragionata anche con la consulenza dell’enolgo Michele Lorenzetti (Lo so è un nome che torna spesso) è stata quella di piantare prevalentemente Cabernet (Franc e Sauvignon ) con una piccola parte di Grenache e di condurre il vigneto seguendo esclusivamente la Bio dinamica con i preparati di Carlo Noro . Questa scelta è stata ponderata da subito e sicuramente non è stata la più facile sia per le qualità d’uve piantate (se fosse stato merlot si poteva rientrare nella doc Merlot d’Aprilia invece il Cabernet deve rientrare in un più generico int Lazio) sia per la scelta agronomica fatta: l’ agricoltura bio dinamica richiede un lavoro costante e una costante capacità di osservazione..

Dopo aver visto un pò di potatura, mentre l’acqua ci pioveva in testa come se domani non potesse più piovere! e capito quanto l’arte della potatura sia difficile e profonda (difatti è un arte) andiamo in cantina!

Piccola cantina, pulitissima e profumatissima cantina (con una delle più minuscole e graziose barriccaie mai viste) qui si realizzano i tre vini dei Chicchi

  1. Dimà bianco igt Lazio : un bianco ottenuto da malvasia di Candia e Trebbiano, fermentazione spontanea ma non fa macerazione sulle bucce, le uve sono prese da un azienda bio dinamica conferitrice. vino buono fresco e sapido, ma è carattere: assolutamente e riconoscibilmente con note vulcaniche (dovuto ai terreni), un buon naso ricco e pulito e una beva corretta e piacevole. Non subisce alcuna chiarifica ne filtraggio.
  2. Maros rosato igt Lazio : rosato ottenuto da percentuali diverse dei due Cabernet e della Grenache in base all’annata.
  3. Torrebruna rosso igt Lazio: il vino ammiraglia (per ora) Cabernet Francesco e Sauvignon invecchiato in barrique e Tonneau esiste ( 2 barrique e 3 tonneau ) e questo ultimo è un vino da urlo!

I Chicchi di Ardea: Torrebruna Rossa i.g.t. Lazio

Veniamo a noi, senza giraci attorno: quando uno dice “questo è il più” automaticamente si tira addosso i vostri commenti e le vostre api noni in merito, e non sempre sono belle, ma qualche volta questa Shit Storm è necessaria per difendere le proprie idee e quindi lo dico.

Torrebruna è a mio parere uno dei vini più buoni, se non il più buon rosso, fatto nella zona del Agropontino alle porte di Roma .

In questo non luogo c’è magia e bellezza ma la devi cercare e osservare in silenzio altrimenti la pioggia laverà via tutto e dinanzi ai tuoi occhi resterà solo la realtà.

Col vino è lo stesso, devi saperlo scontare e leggere, dentro di esso vi è tutta la sua storia, e quella non mente mai. Non ci sono bugie quando ti giri e tu e la volpe vi fissate, non ci sono bugie quando tagli il ramo del passato, non ci sono bugie quando vinifichi con amore e non c’è bugia quando da solo ei il fautore di una scintilla di bellezza in mezzo a tanto orrore.

Torrebruna è questo: una scintilla di bellezza incastonata in una realtà in cui litighiamo per non aver girato il caffè, per le bollette, per la macchina, per il traffico: per la vita e per la morte. Torrebruna invece non litiga ti cambia.

I Chicchi di Ardea: Torrebruna Rossa i.g.t. Lazio

Torrebruna: porpora Cardinalizio, luminoso ma profondo: cosa nasconderà in se? mi sembra uno di quei toni così cari ai pittori, luminoso e dinamico.

il naso di questo vino è assurdo, profondo dinamico e perfetto, tecnicamente perfetto. E’ un paradigma di pulizia e di equilibrio, che poi è quello che spesso trasforma un buon vino in un capolavoro. l’equilibrio cos’e? è solo la mancanza di difetti? no qui questa parola non centra nulla, centra che nelle varie annate che abbiamo saggiato c’era sempre un filo comune: un legame.

Posso farvi solo questo esempio, che potrebbe aiutarci, il Blues si basa sempre su una progressione di accordi, nella sua versione più elementare è ripetibile anche senza troppe conoscenze musicali (dopo tutto nasceva in un contesto sociale molto particolare nella più profonda realtà rurale ad opera di persone che spesso non avevano scolarizzazione), eppure il blues è sempre coerente con se stesso.

Torrebruna è uguale, un vino dotato di sorso e naso assolutamente coerenti, dove la ricchezza dei profumi si sposa con la complessità dei tannini: eleganza ed erotismo se preferite.

Così preciso e così ben organizzato, nei dintorni di Roma, non mi capitava spesso di incontrarne, nonostante nell’agro pontino ci siano una moltitudine di produttori ma anche senza fare le classifiche pochissime sono capaci di tirare fuori un vino così; e sottolineo che molte di queste sopracitate aziende sono di amici eppure se devo essere obiettivo Torrebruna è una spanna sopra la stragrande maggioranza del tutto.

come la chitarra di Muddy Waters, o senza fare i sofisti, come vini dal profilo economico molto importante.

I Chicchi di Ardea: Torrebruna Rossa i.g.t. Lazio

Concludo qui queste poche righe su una azienda che come avete capito mi è proprio piaciuta; il mio consiglio è dopo aver visto il loro sito internet, contattateli e prendetevi qualche bottiglia. mi ringrazierete!

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