Nicolas Joly: Les Vieux Clos 2013

Nicolas Joly: Les Vieux Clos 2013.

Ci sono vini che non possono essere raccontati su un social, la loro memoria deve rimanere intonsa e non corrotta nelle pagine (seppure virtuali) dei nostri diari; e quello di cui vi sto per parlare oggi nel bene o nel male è uno di questi.

Per capire cosa ho bevuto dovrei farvi capire chi ho bevuto; siamo in Loira e parliamo di Chenin Blanc in purezza, e probabilmente uno studente di un corso di sommelier lascerebbe correre questa regione e questo produttore cercando di ricordarsi tutte le sotto denominazioni della Borgogna… grave errore…

Qui stiamo parlando di una persona che ha cambiato l’enologia mondiale e personalmente Nicolas è incredibilmente simile alle emozioni che mi hanno sempre suscitato le opere di Van Gogh! i suoi vini come opere d’arte .

Nicolas Joly: Les Vieux Clos 2013

la prima volta che ho incontrato Nicolas è stato quando ho comprato , letto e in realtà non capito il suo testo più importante

Il vino fra cielo e terra questo libretto rappresenta la Torah della moderna biodinamica e non ci troverete dentro molti consigli pratici: troverete dentro un punto di vista con cui guardare il mondo; punto di vista che per alcuni è quello di un eroe e per altri quello di un pazzo.

“Per capire profondamente la vita,

dobbiamo lasciare la materia alle spalle e concentrarci sulla comprensione del sistema che dà vita alla Terra”

Nicolas Joly

Joly come Van Gogh: questo signore che difatti ha cambiato la pittura e l’interpretazione del colore ! Vi dico questo perché una volta capito che tutto il movimento del vino naturale e Biodinamico nasce da questo viticultore probabilmente la voglia di andarvi a imparare a memoria le sotto zone di Borgogna, per qualche tempo verrà messa da parte e comincerete a cercare il colore piuttosto che la forma.

Dovete capire che prima di Joly, a mio parere , che non sono nessuno, c’era un modo di intendere il vino ormai mono dimensionale: come se in un mondo in cui tutti fanno l’amore alla missionaria qualcuno se ne esce dicendo (anche magari timidamente) che esiste anche qualche altra posizione ( fate vobis) quello che ne viene fuori è una rivoluzione culturale e sessuale a cui segue una guerra fra progressisti del sesso e bacchettoni del missionario a tutti i costi!

Nicolas Joly: Les Vieux Clos 2013

Le vigne si trovano nella parte Ovest della Loira, dove La Coulée de Serrant diventa una denominazione a sé stante; 7 gli ettari di proprietà della famiglia Joly, che vengono coltivati in parte a mano e a cavallo, a causa della pendenza dei pendii che sovrastano la Loira.  Chenin in purezza, tre i vini prodotti la Coulée de Serrant- classificato come uno dei migliori bianchi francesi- le Vieux Clos e le Clos de la Bergerie; noi abbiamo bevuto il secondo.

Les Vieux Clos 2013 Chenin in purezza

Questa bottiglia era la sorella di una coppia che regalarono a mio padre: una la bevve lui con mia mamma (e non la capirono) l’altra l’ho rapita io e ieri sera ci siamo consacrati a lei. Appena stappata il colore nel bicchiere era pressapoco questo. il vino non è filtrato ne chiarificatore e a fine bottiglia presenta un microcosmo di pulviscolo rosa in sospensione, che chi sa perché mi emoziona a bestia! sembra di bere un brodo primordiale eppure non è disgustoso è solo emozionante.

Questa analogia cromatica è stata l’inizio della mia riflessione pittorica: luce e colore, immagine e materia e naturalmente anche il suo opposto.

Una volta versato e roteato in religioso silenzio il liquido nel bicchiere mi avvicino ad annusarlo: incredibile non solo non ho minimamente idea di che cosa sto bevendo ma all’inizio lo trovo che non proprio piacevole : attimi di panico! ma fortunatamente la consultazione della rete mi viene in aiuto!

Dicono che questo vino va atteso un paio d’ore o va scaraffato o va…… versato in due bicchieri prima in uno e poi nell’altro? what fuck! va beh proviamoci….

spash, swish, splash swish …..

Nicolas Joly: Les Vieux Clos 2013

Finalmente il vino prende forma, va a fuoco e si dimostra per quello che è: il vino più complesso che io abbia bevuto fino ad adesso, non perché, come in altri casi, c’era un difetto a complicare la degustazione o perché qualcosa andava interpretato, ma perché nel bio bicchiere c’è aria, atmosfera, note, liquidi Ctonici e psicopompici che però non fanno e non danno un risultato unidimensionale.

Questo è il vino in questione: bellissimo e terrificante, oscuro. fatto di luce, e solo bevendolo si comprende, solo bevendolo cona assoluta lentezza si percepisce qualcosa del tutto.

Note di sottobosco, resine e frutta surmatura, una potenza oltre l’immaginabile (13,5 % anche se in perfetto equilibrio) per quello che sembra quasi un vino passito ma con gli zuccheri completamente svolti! Andando a investigare meglio di fatti e proprio quello che Joly fa ovvero maturazioni portate al limite, borrite in un calderone di emozioni che creano un vino che quando ci sei davanti esplodi.

Perchè Van Gogh? ora posso dirvi il perché di questo paragone, appare che sapori e odori di questo vino sono come enormi pennellate mutevoli che si trasformano nell’osservarlo e nell’annusarlo\ berlo, ma sopratutto perché Van Gogh probabilmente soffriva di Cornea Verticillata ( ne soffro pure io in misura minore) e quindi dinanzi alla luce i suoi occhi percepivano le forme come le dipingeva, sopratutto le luci, con questi aloni intorno ! Bene questo vino è uguale ha una vibrazione ha un ” brusio di fondo” che crea un. onda di percezione, per cui ora c’è una punta di vaniglia, subito dopo un fungo, poi zenzero e pesca ma dopo un istante no no più esattamente l’opposto e oltre a lasciarti sconvolto ti domandi….. ma cosa cazzo sto bevendo!

Nicolas Joly: Les Vieux Clos 2013, un pezzettino di formaggio del Jura sapori semplici , netti , puliti, eppure un universo mutevole.

Nicolas Joly: Les Vieux Clos 2013

Luce e oscurità: come al solito, come tutti i miei articoli scritti di getto, la mattina per non dimenticare quasi più per me che per voi, ci saranno dei refusi e delle imprecisioni. Perdonatemi, di Joly avevo infinita curiosità che sono riuscito appena a scalfire; non posso dirmi esperto ne della Loira ne del druida in questione ma solo figlio di esperienza che ha suscitato in me emozioni profonde.

Dovreste berlo? credo di si, anche se i suoi vini sono strani dovreste davvero berlo!

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