Rosemary’s baby , Vino rosso a New York.

Rosemary’s baby , Vino rosso a New York.

Ossimoro di un mondo non proprio libero, è la ricerca spasmodica di bere un liquido. Vermiglio e profondo nel colore, il vino è l’occidente come il tea è l’oriente.

Rimane profondamente ancorata, nella mia mentalità da uomo ormai di mezza età, la sicurezza che poche cose danno gioia e delizia come tornare alla propria adolescenza.

Mentre lentamente si esauriscono le vecchie bottiglie del mio grimorio (che ti invito ad andare a scoprire cos’è),si accumulano quelle del mio nuovo grimorio e in questi due anni ormai si è ricreato un circolo che mi porta a essere signore e taumaturgo del mio piccolo regno. Quando però ogni tanto mi prende la tristezza o la malinconia prendo su una vecchia bottiglia e vedo che succede.

Potrei scrivere paroloni, potrei fare il coglioncello, ma la verità è che ormai di quel grimorio molte bottiglie sono in fin di vita.

Non tutte, ma molte e quindi stapparle oggi presenta davvero l’incontro con un ricordo in bianco è nero costruito non da linee, ma da acquerelli grigi e da sfumato.

Rosemary’s baby , Vino rosso a New York.

Ma cosa centra tutto questo con una storia che racconta…. beh su andatevelo a vedere il film!

Centra perché oltre al fatto che ho deciso di utilizzare ogni nuovo articolo il titolo di un film Horror che c’ha colpito tutti (dopotutto sono Zombiwine mica Miniponywine)i vini che vi sto per raccontare nella loro quasi decomposta vecchiaia raccontano una storia profonda di oscurità e appartenenza al mio mondo decomposto: sono storie di antichi dei pagani.

Furore costa d’Amalfi rosso 1998 e brunello di Montalcino riserva 1993.

il primo vino che abbiamo (dove? casa mia, con chi? la mia famiglia e Andrea Matrone ) aperto era il Furore Rosso (link in descrizione per la scheda prodotto ufficiale).

Devo dire che mantengo ed ho sempre mantenuto un rapporto di odio amore con questa cantina.

Amore perché ne riconosco la longevità (escluso il rosato) e la capacita di andare davvero avanti nel tempo: 5 anni fa stappammo un fior d’uva 1997 che onestamente era una cosa da mettersi sotto le coperte e piangere spaventati.

Poi la storia è cosa nota (almeno lo è per me) l’azienda che ha reso Furore un luogo che con i suoi circa mille abitanti piccolo faro nel mondo, e che ormai è visitabile solo su prenotazione (due anni fa non ci sono riuscito ad andare) è capace sia di raccogliere premi sia di crearmi dubbi.

I miei dubbi più importanti sono rivolti alla loro capacità di fare vin ancora così: nonostante tutto questo era un vino onesto e autentico. Oggi invece quello che ho assaggiato mi è si piaciuto ma non mi ha strappato via l’emozione… e so anche perché: serve tempo e spesso il business a questi vini tempo non ne concede.

Rosemary’s baby , Vino rosso a New York.

Composto da Aglianico e Piedirosso (50 e 50) questo vino sarebbe stato al suo top qualche anno fa. Vige la regola del aglianico cioè che è un vino che vuole tempo e che da tempo, ma anche quello del piedirosso che ingentilisce e dona grazia ma che regge meno le decadi.

Oggi questo vino è lei: eravate innamorati di lei, magari avete avuto anche la fortuna di portarla una volta fuori a cena… ma poi avete fatto qualche stupidaggine e inseguendo il vostro ego… vi siete persi di vista. Oggi son passati 50 anni, la vita è cambiata e lei da meravigliosa ventenne è ormai una donna di settant’anni .. Con i suoi capelli e il suo vestito: tutto ormai ricorda la polvere. Vi incontrate, vi salutate e entrambi lo sapete: che siamo anime sciolte, legate al mondo da parte e lasciati combattere in arene di solitudine finché i nostri mostri distruggeranno i nostri sogni.

Insieme sareste postiti essere felici, ma la vita ha preso un altro corso e ora il tempo viene lento. Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo e non ha più senso ricordare quella cena di 50 anni fa: lei bellissima nella crinolina bianca e voi nel vostro vestito… il jazz le efelidi, il ridere: ora siamo solo due vecchi.

A onor del vero però se questa era la parte triste, c’è anche una parte felice: il vino ancora vibra e passa le unghie sul vetro: il sorso si è fatto sottile , ma lucidità ancora c’è e quindi mentre lo assaggiate siete certi che chi ci ha rimesso siete stati voi! lei non solo ha avuto una bella vita, ma la sua vecchiaia non è fatta di solitudine ma di luce.

Devo dire che da questo vino non mi aspettavo nulla e invece!

Rosemary’s baby , Vino rosso a New York.

Passiamo allora al secondo vino ovvero al Brunello di Montalcino Riserva Vigna Paganelli il poggione. Come al solito la scheda in link.

Qui il discorso si fa semplicemente complesso perché lo dico chiaro e tondo…. questa bottiglia meritava di essere riaperta con calma: e già lo premetto ho ancora una o due 97 e quelle le stappo in un altra circostanza.

Perché dico ciò? perché questo vino è la parte Horror del mio carattere: è un vino assolutamente oscuro e che ormai è come una vecchia casa stregata.

Dubito che il loggione mi legga, ma nel dubbio ve lo spiego che intendo dire. Questa bottiglia ha 26 anni e questo dato è imprescindibile: non ci stanno santi che cambino questo fatto.

Secondo fatto che non è negoziabile è che per quanto la mia cantina sia ben attrezzata, la mia cantina non è la loro, abbiamo visto che ha una buona capacità di tenuta, non ha sbalzi, ne vibrazioni e la luce che può filtrare è veramente poca; però è sempre una cantina normale e 26 anni so veramente tanti per qualsiasi tipo di vino.

Ora voi sapete se avete letto i miei articoli su Capezzana che li abbiamo stappato un vino quasi centenario: ma essendo stato prodotto li il discorso è diverso.

Io ho onestamente trovato questo vino messo in una dimensione tutta sua assai criptica e oscura.

Rosemary’s baby , Vino rosso a New York.

intanto il colore che credo che dalla foto si riesca a capire: mattone (e ci sta) torbido e limaccioso. Qui c’è il mio primo errore: forse l’avrei dovuto far stare in piedi più di un paio d’ore.

Non mi spiego benissimo perché è così torbido, come se lentamente si stesse disfacendo, come se stesse lottando per essere ancora se stesso.

il naso era tutto sotto bosco: gli aromi terziari erano diventati dei bombardamenti sulla città; ricordava un bosco in autunno nella sua parte più fitta e oscura, li dove come ti giri ti aspetti di trovare una carcassa e senti gli occhi degli alberi sulla schiena.

Un vino che fa paura, un vino che non sa avere grazia, ma che è il suono degli animaletti, lo scricchiolo delle piante, la coda di una puzzola, la natura più oscura…. e qui ‘uomo non è ben visto: qui la vita sta facendo il suo corso.

Frutto ancora presente e miracolosamente integro.

Il sorso aveva perso il frutto e si attestava su un acidità vibrante che raccontava una storia fatta di legno e di case antiche.. non era spiacevole e non aveva difetti anzi era piacevole berlo… eppure in con mio so di averlo bevuto male e a questa bottiglia chiedo cosa! errare umanum est perseverare qui est diabolicum (o qualcosa del genere) .

Sicuramente Con il mio caro amico Andrea Matrone  di Cantine Matrone è stata una serata emozionante… i vecchi vini hanno un anima, hanno ancora oggi una loro storia e una capacità di raccontare cose: siamo noi disabituati a saper viaggiare in queste lande.

Per oggi è tutto, spero che questo articolo vi sia piaciuto: se cosi fosse ti chiedo solo quattro cose.

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