Alchimisti e alambicchi.

Alchimisti e alambicchi: il vino lambiccato!

Alchimisti e alambicchi: il vino lambiccato!

Decomposti e decomposte! Bentornati su Zombiwine, l’unico canale che se non lo segui morde! Avete passato buone feste? Zio Paolo si è ubriacato, spogliandosi nudo in terrazzo e confidando amore carnale alla vicina Cesira? e la vicina ha ricambiato ?

Spero che qualsiasi cosa sia successa, vi abbia reso felici (anche allo zio e alla vicina!)

Oggi si torna a parlare di tradizione e di vini domestici, sfusi, auto prodotti o se preferite vini alchemici.

Ricominciamo a parlare di quel sottobosco enologico che lentamente si è andato perduto, ma che rappresenta le fondamenta della nostra storia: quei vini nella bottiglia di vetro, con il tappo di plastica bianca e senza nessun etichetta.

Parleremo del Lambiccato.

Lambiccato, vino dei bambini, vino delle donne, sono solo alcuni nomi di questo vino bianco campano, tanto caro in tutta la Campania e sopratutto qui: sul Vesuvio.

Vino questo che, a mia memoria,  io ho sempre comprato dai contadini della zona; vino che richiede la conoscenza diretta del suo creatore o si rischia di bere delle porcate immonde!

Alchimisti e alambicchi: il vino lambiccato!

Ma di che cosa stiamo parlando? Il Lambiccato  Semplicisticamente è un vino ottenuto da uve a  bacca bianca il cui mosto macerato sulle bucce è parzialmente fermentato prima di essere imbottigliato. 

Questo  da vita ad un vino  frizzante causa una rifermentazione in bottiglia non controllata e con residuo zuccherino che varia da lotto a lotto.

Il lambiccato è vino che andrebbe  prodotto con una particolare tecnica:  il lambicco.

La tecnica classica vede  L’uva raccolta e posta in cassette di legno dove resta fino a quando il graspo da verde diventa marrone (fase di essiccazione) per poi essere pigiata e dopo alcuni giorni pressata. La fase più importante è il delicatissimo passaggio\filtraggio nei “cappucci” che dovrebbero essere di cotone (lambicchi) che goccia dopo goccia purificano il vino. Questa operazione in passato veniva ripetuta più volte, in modo da impoverire il mosto vino delle materie fosfatiche ed azotate che sono gli alimenti dei lieviti della trasformazione degli zuccheri in alcool. In tal modo si interrompeva la fermentazione. Dopo una quindicina di giorni, i lieviti residui riprendevano la fermentazione e quindi bisognava ripetere la filtrazione. Oggi i vini filtrati dolci sono prodotti con filtri a piastre, con alte pressioni e in tempi decisamente più brevi. Era il vino della festa contadina, quello della domenica quando finalmente si mangiava seduti a tavola, dedicato ai dolci, in genere quelli secchi più simili al pane che ai grandi della pasticceria napoletana, durante le feste natalizie.

Wikipedia

A ben vedere è esattamente ciò che abbiamo fatto noi!

Questa tipologia di vino avrebbe anche una sua doc: Il Moscato lambiccato di Castel San Lorenzo ottenuto, appunto, da uve moscato ma nella provincia di Salerno mentre quello che ho bevuto io venendo dalle zone intorno a Nocera Inferiore non posso garantire che varietà d’uva fosse stata usata.

Eppure i prodotti contadini sono anarchici e senza regole. Sono caotici non nell’eccezione letteraria ma proprio nella loro essenza ultima, tanto è che i miliziani della sacra chiesa dell’europa di Bruxelles vorrebbero estirpare questa brufolo antropo culturale a vantaggio di un ordine di produzione fatto di protocolli e piastrelle.

Produzioni, quelle volute dall’Europa, che se da una parte assicurano una maggiore salubrità (sempre auspicabile) dall’altra strappano l’anima culturale e ci lasciano come carapaci di cavallette vuote: il gusto è cultura, ma questo non vogliono capirlo.

Dinanzi al nostro vino invece tutto è caos: qui non so che uve so state usate! so che sul Vesuvio si usano le uve Caprettone, ma qui posso solo dire “boh!” perchè questo è per me, per la mia cultura, per la mia esperienza, un vino dalla produzione non artigiana, ma domestica!

Detto ciò,così giusto pe fa vede che valiamo du spicci proviamo a farne una  disquisizione tecnica, così per ridere.

Alchimisti e alambicchi.

Bottiglia. 

bottiglia di vetro verde, anonima, senza un’etichetta che dica nulla del contenuto, chiusa con un tappo in plastica a fungo tenuto da una gabbietta per evitare l’esplosione della stessa causata dalla pressione del contenuto in rifermentazione. di più non posso dire.

L’Apertura deve essere fatta rigorosamente o nella doccia o sul terrazzo \ balcone \ finestra perché le bottiglie sono stata riempite e imbottigliate a mano, indi per cui è possibile e altamente probabile l’effetto da podio di formula uno.

Analisi visiva.

Dopo averlo versato in un elegantissimo decanter della nota cristalleria “S’ SCass” notiamo subito la trama densa e paludosa e dal colore  del sole su un disegno d’asilo. Devo ammettervi che l’estetica non mi dispiace affatto, questi sono visivamente vini che bevo e che ritengo assolutamente nelle mie corde.

Perché è così? perchè una volta, un secolo fa, o comunque prima dell’avvento dell’industrializzazione agricola, il vino era tutto anhe così. Chiarificare, filtrare e ripulire  erano pratiche che si conoscevano e si applicavano ma le uve bianche venivano fatte macerare  e quindi tutti i vini erano comunque più carichi cromaticamente  di oggi e più ricchi di materia.

La bolla è poco più di una massa petillant, nel senso che con tutta quella materia non sale elegante come le gambe di una ventenne in estate, ma restano nel bicchiere come du ciavatte a gennaio; fortunatamente  la bolla crea una superficie mossa e gioiosa.

Naso .

Qui puoi fare solo due cose: o fai lo stronzo e enumeri i difetti fermentativi che comunque ce stanno….. ndivedè si ce stanno tze tze! Oppure, magari con alle spalle qualche birra acida belga sul groppone, decidi che questi sentori imperfetti per lui sono perfetti e a quel punto ti metti a chiacchierare con tuo suocero e delle sommellerie te ne sbatti lo scroto.

Dunque è questo un vino iconoclasta? secondo em manco pe gnente, e olfattivamente non è neppure chi sa quale grande cosa; eppure ricorda, racconta, raccorda e s’accorda ad un periodo storico in cui si beveva in un altra maniera, con meno ricercatezza, anche con una maggiore rozzezza ma anche con maggiore onestà intellettuale.

Sorso.

Pochi gradi alcolici, una tonnellata di zuccheri non svolti, una frizzantezza grossolana e ilare e lo stesso colore della bevanda arancione “Fanta”stica per eccellenza…. Sì l’esempio è calzante è una bevanda per la tavola, dolce e poco alcolica ovvero la ricetta perfetta per una sbronza colossale! se ne bevi troppo sei al limite dell’emicrania del giorno dopo più forte di un concerto degli Slipknot e quindi ci devi andare con le molle.

Imparare a gestirsi? nella antica educazione contadina questo era il vino dei bambini e delle donne (o almeno era chiamato anche così) come ad essere una meravigliosa tentazione che dopo due domeniche sulla tavola e due lunedì con lancinanti risvegli educava la gioventù: “ alla civiltà del bere!”

Al sorso ha un finale amaro causato dai lieviti morti nella bottiglia, ma fortunatamente non siamo nel mondo dell’imbevibile. Il bicchiere ha una sua rustica dignità ricordando qualche moscato  spumante che abbiamo bevuto in passato.

Non un vino importante, ne memorabile dal punto di vista enologico tuttavia prima di concludere vorrei fare con voi un ragionamento.

Alchimisti e alambicchi: il vino lambiccato!

Lambiccato e Gragnano rappresentano in campania le due bolle antiche, una rossa e una bianca. Vini questi che partono da tradizioni contadine e precisi connotazioni pedoclimatiche; vini questi che hanno solo due possibili interpretazioni: o la standardizzazione industriale (sopratutto per il Gragnano) o la narrazione\ realizzazione domestica.

Sarebbe bello invece che la crociata vinnaturista investisse queste due tipologie di vino, permettendo al gragnano di vivere la dignità che il Lambrusco rifermentato in bottiglia ha già visto e al lambiccato la possibilità di pulirsi da quella pratica enologica oleosa che è la realizzazione domestica e cominciare a poter raccontare la sua storia.

E con questa…. buon gennaio a tutti……. Alchimisti e alambicchi: il vino lambiccato!

Alchimisti e alambicchi.
Alchimisti e alambicchi.
Articolo creato 103

Un commento su “Alchimisti e alambicchi: il vino lambiccato!

  1. buona sera cercavo come agiungere il lampicco nel mio vino fatto in casa
    esmpio se ho una damigiana di lt 54 quanto lampiccato agiungere .che gusto va e frizzante e anche dolce oppure solo frizzante se cortesemente mi puo indicare e provare grazie attento notie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.

Torna in alto