Appunti enoici: gli ultimi vini rossi bevuti nel 2020

Decomposti e decomposte buon 2021! e ben tornati su zombiwine l’unico canale che se non lo segue …. morde!

Da quanto che non lo dicevo? e si sono stato molto lontano dal mio piccolo, profumato tenero e dolce Blog? da Novembre !

Ma c’è un motivo,: c’è un progetto segretissimo che sta prendendo forma e che sta raccogliendo e distribuendo tutte le mie energie creative; ancora non vi dico nulla ma con il 2021 ne vedremo delle belle (sempre se sopravviviamo ala questa cazzo di epidemia globale, mondiale, polmonare).

Bene ben bene, vi capita mai di bere un vino e segnarvi il fatto che è troppo buono per fare un post su istagram solamente?

A me capita, non spessissimo ma capita, ed è per questo che oggi apro i miei taccuini, per condividervi un pò di bottiglie bevute ultimamente che meritano una scrittura leggera, e un posto fisso in questa ragnatela che è internet.

Appunti enoici: gli ultimi vini rossi bevuti nel 2020

il primo vino di cui vi vorrei parlare è: il Il Fondatore Chianti Montalbano D.O.C.G Riserva Cantagallo 2015

Perche come primo vino selezionarvi un chianti Docg , di una realtà toscana poco modaiola? il motivo è semplice questo è uno dei migliori sangiovese in purezza assaggiato questo anno. No Game.

Un vino veramente statuario: analizziamolo assieme. Il Fondatore nasce come cru del primo vigneto piantato da Enrico Pierazzuoli, da cui prende il nome.  E’ un vigneto di 100% Sangiovese.
La tipica nota floreale del Sangiovese si manifesta nel Fondatore con sentori di lavanda e tabacco da pipa: ragazzi in questo caso sembra di stare in tabaccheria da me, è veramente intensissimo come sentore e per me golosissimo.

Inoltre la nota balsamica non ingessa il vino e per capirci non sembra di bere un cassettone de Nonna Peppa.
La vinificazione è effettuata in acciaio inox a temperatura controllata, compresa la malolattica, e successivamente fa un periodo minimo di dodici mesi di maturazione in botte da 10hl. A seguito dell’imbottigliamento Il Fondatore resta in bottiglia 12 mesi prima di essere messa in commercio. E’ palese che le note sull’invecchiamento le ho prese dal sito di riferimento del produttore, ma solo per un motivo, questo vino dal olore profondo, intenso eppur luminoso mi ha veramente zittito.

Tuttora ho problemi a trovare metafore o racconti perché non voglio scrivere nulla che possa in qualche modo smerdare questo capolavoro, tuttavia vi posso raccontare questo fatto soggettivo, e in quanto soggettivo, mio, solo mio.

La prima volta che ho bevuto Tignanello di Antinori ho avuto una sensazione simile, quella di avere dinanzi una cattedrale.

Ora so che è un vino che divide molto ma immaginatevi per un secondo un ragazzo di 25 anni (quindi 14 anni fa) che con cento euro dei propri risparmi si compra questa bottiglia di cui ha letto per non so quanti mesi; la apre con un misto di terrore reverenziale e la beve come se invece del vino avesse dinanzi la donna più bella dell’universo che per qualche strana motivazione vuole venire con lui.

Troppo! semplicemente troppo! ho dovuto bermi altre due bottiglie negli anni prima di riuscire a scindere l’emotività imposta dal leggere all’analisi soggettiva di un vino che talmente importante e impattante da risultare assolutista .

Bene quando ho bevuto questo sangiovese, non ne avevo letto in giro un granché, anche perché il mercato principale per Cantagallo è quello fuori dall’Italia; conseguentemente non mi aspettavo nulla, verso il vino è mi trovo dinanzi a un bicchiere che è un misto fra erotismo e ipnosi…. e credetemi la sensazione è stata quella di assoluto stupore, proprio come quella prima volta con Tignanello e ragazzi quanto mi rode non averne un altra con me per poter fare un confronto fra qualche tempo !

Se dovessi consigliarvela? assolutamente si anche perché ancora sconosciuta ai più si riesce a comprare con uno sforzo non da rimozione del rene sinistro! Ultima curiosità, nel territorio di Montalbano ricade anche il comune di Vinci che diede i natali a Leonardone nazionale e che si sta ragionando e farla diventare una sottogonna del Chianti soprannominata chianti da Vinci, se non sbaglio: tiè porta a casa a gratisse!

Appunti enoici: gli ultimi vini rossi bevuti nel 2020

Il secondo vino di cui vi parlerò, mi è arrivato grazie al progetto Winerasmus: una combriccola di allegri cabinisti con cui una volta a stagione ci scambiamo bottiglie. Si sveglie un tema, ci si sorteggia a caso e tu mandi 3 vini a me e io en mando tre a te: semplice semplice.

Bene un ormone Friulano mi ha mandato questa boccia: ‘Rinera’ doc Ronchi di Cialla

Se il rosso di prima era un chianti muscoloso, qui invece siamo dinanzi a un rosso snello, affilato e bevibilissimo, ottenuto da un blend di uve Schioppettino, vitigno che è stato praticamente salvato da questo produttore. Dotato di uno spettro cromatico luminoso come un sole e di una limpida trasparenza che ci conduce facilmente ad innamorarcene.

Lo Schioppettino è un vino dall’impressionante facilità di beva: non ti serve un bicchiere ma un secchiello! Lo Schioppettino deve il suo recupero alla famiglia Rapuzzi poiché nel 1970 andava scomparendo per essere rimpiazzato da vitigni più produttivi, ed è solo grazie ad un progetto di ricerca intrapreso dai proprietari di Ronchi di Cialla che le viti di quest’uva a bacca rossa sono state reimpiantate.

Il vino Rinera proviene da uve Schioppettino in purezza, selezionate dal cru Cialla nel comune di Prepotto; si presenta nel bicchiere con una veste rubino talmente luminosa da essere sorprendente: provate a metterla controluce! Il naso è un mercato asiatico di spezie e un secchio di frutti di bosco: assolutamente divino e sopratutto grazie alla sua acidità e alla sua duttilità si può abbinare praticamente a tutto! aiuta anche il prezzo che non è folle!

Le mie sensazioni in bevuta sono state di compagnia; è un vino che accorda la gente a tavola, e che magari può essere il paggetto di un cavaliere che apriremo successivamente, anche se poi a ben pensarci, vini con questa delicatezza quando li ritrovi?

Appunti enoici: gli ultimi vini rossi bevuti nel 2020

Concludiamo questo excursus di vini rossi con una scoperta veramente emozionante: prodotto da Cameli Irene, giovane realtà marchigiana che anno dopo anno è sempre più convinta della sua trasformazione e conversione da azienda convenzionale a biodinamica.

Red è la loro ultima creazione, e visto che praticamente uscire dopodomani (nel senso che è un vino così recente che on line non ci sono informazioni) vi faccio vedere la scheda :

Con questa Grenache non sembra di stare in Italia, è un vino dall’erotismo imbattibile! ogni sua sfumatura ci porta in un altro luogo, e la barrique che temevo potesse far diventare questo vino un comodino, invece è dosata con molta attenzione e dona al sorso e al naso una grande eleganza!

Unica critica da fallito ininfluenze è l’etichetta…. infotografabile! ma ragazzi il vino che c’è dentro questa bottiglia ceralaccata, vi assicuro che è stato veramente strepitoso. per quale motivo?

  • La gradazione alcolica di 13,5% lo fa essere esplosivo ma equilibrato
  • La barrique dona un piacevole naso che si gioca sul frutto e su una percezione aromatica del legno di quercia.
  • il sorso. non è coperto da tannini verdi, anzi è armonico e oggettivamente succulento
  • ho fatto fatica a conservarmene 2 bicchieri per ri assaggiarlo e era più bono ancora
  • bere vini così è un piacere emotivo, è un piacere quantificabile con ciò che proviamo !

Bene fanciulli decomposti! credo di avervi raccontato tutto; cominciamo questa annoi assieme nel migliore dei modi e mi raccomando bevete bene!

Se questa formula meno romanzata di descrizione vi piace, vi prego di scrivermi un commento e farmelo sapere, dopotutto il blog è uno spazio mio quanto vostro e se voi siete felici…..

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