Etichettando i vini naturali.

Etichettando i vini naturali.

Etichettando i vini naturali.

Decomposti e decomposte, bentornati su Zombiwine, l’unico blog che se non lo segui: morde!

lo so, era davvero tanto tempo che non ci si vedeva, ma sono stato un tantinello impegnato! difatti, per chi non lo sapesse, Zombiwine è diventata una micro azienda e ha visto nascere Brett vineria artigianale a Torre Annunziata. Tuttavia non ho ripreso a scrivere per farmi pubblicità gratuita e questo blog resta lo spazio indipendente ed anarchico che è sempre stato. Ho ripreso a scrivere per mettervi a conoscenza di uan mia personale e anche no condivisibile opinione.

La cultura gastronomica è un insieme di elementi, che analizzati senza campanilismi, ci raccontano moltissimo sull’umanita e sulle sue differenze: un Americano dell’Maine appartenete ad un dato gruppo etnico avrà abitudini diverse da un abitante di Pescasseroli, non migliori o peggiori ma diverse. Discorso simile è invece riguardo alla cultura del bere: il modo in cui questi due esseri umani assumeranno alcolici ci dirà tanto sul loro essere simili o diversi. Capire come e cosa beve una persona (o un gruppo di persone) ci dira tantissimo sia sulla loro cultura e sia sulla loro storia personale. Ma dove sta il vino naturale? piano ci arriveremo.

In questi giorni, in Irlanda (e da li seguiranno sicuramente altri stati Anglosassoni) è stata varata una legge che vedrà apposte sulle etichette delle bottiglie di vino etichette simili a quelle delle sigarette. vi ho linkato il sito dell’Ansa giusto per utilizzare quantomeno un sito ufficiale. La motivazione del governo Irlandese è che in Irlanda il consumo di alcol è una piaga sociale: e guarda un pò non lo sapevamo! Secoli di stereotipi ci dipingono questo popolo amante del bere. A chi nuocerà questa pratica etichettatoria, che potrebbe essere aplicata anche in altri stati del Ue? A tutti, ma sopratutto ai consumatori semiconsapevoli e qui iniziamo a parlare di vino. Banalmente stiamo prendendo una decisione che giusta o sbagliata che sia, rigyuarderà tutti senza misurare le differenze tra popolo e cultura.

Etichettando i vini naturali.

Il vino, in quanto bevanda ingerita è un alimento, non uno dei migliori forse ma è ascrivibile alla categoria degli alimenti; l’alcol che contiene è tanto calorico quanto modificatore delle percezioni e purtoppo anche cancerogeno: cos’altro è cancerogeno nel nostro mondo? fumare tabacco, mangiare cibi contenenti … e qui si apre il mondo! anche sul sito dell’ Airc si legge come: grassi, zuccheri, alcol, dado, cibi in scatola, conservanti, insaccati siano tutti sotto accusa anche se con prove scientifiche non confermate.

Ora non sarò io a dirvi che bere fa bene: bere non fa bene e se non c’è un po di auto controllo, i danni sono ben noti a tutti. Bere poco? bere tanto? questa è una scelta privata che rientra anche in quella famosa educazione alimentare e retaggio culurale sopracitati. Quando facevo il tabaccaio io non dicevo mai: fumare il sigaro fa meno male, perchè questa frase è una presa per il culo! ora che faccio l’oste non dico che bere naturale è meno dannoso che bere convenzionale poichè se ti bevi tre bottiglie di orange o tre cartoni di vino in brick dovrai sempre metabolizzare l’alcol cancerogeno. Certo però metabolizzare un vino naturale è più facile che metabolizzare un vino tecnologicamente perfetto…. e allora, visto che a quanto pare nei vini convenzionali non c’è solo alcol mi domando: fino a questo puinto sembrerebbe che la decisione Irlandese non sia sbagliata: tutto fila; ma far filare un discorso non vuol dire che questo sia corretto.

Etichettando i vini naturali.

La civiltà alimentare è educazione al bere: e qui c’è la differenza fra un discorso che fila e uno che invece pone l’attenzione non sul sintomo ma sulla causa. Gli anglosassoni hanno una cultura alimenatre diversa dalla nostra e gli irlandesi non sono da meno. Noi italiani abbiamo una cultura (in cui centra anche la nostra tardizione storica millenaria religiosa) in cui la gente ti osserva, la gente ti parla, la gente socializza e la nostra storia è stata scritta intorno ad un tavolo: vivere a dieta, per noi del bacino mediterraneo è come vivere da soli. Enologia e gastronomia son parte della nostra antropologia: siamo quello che mangiamo e beviamo: pensate a quante denominazioni abbiamo per il nostro vino. La nostra cultura del bere si riversa sulle tavole e sulla nostra tradizione gasrtronomiche e di fatti basta pensare a quante parole abbiamo per descrivere i luoghi dove si va a mangiare: ristorante, locanda, taverna, osteria, trattoria, cucina, sala da pranzo (che è diversa dalla cucina), pizzeria, bacaro, braceria, spaghetteria, pensione, bar, fraschetta, caffè,enoteca, bottiglieria, tavola calda, stellato, refertorio, mensa, mescita, bettola, canova e sicuramente ce ne sono tanti altri. Il minimo comune denominatore è la presenza di cibo e vino.

Tanti nomi! tante denominazioni! tanti vini! tanti Italiani omogenei ma diversi!

Nel mondo anglosassone (dove pure ci sono delle differenze) la vera differenza sta nei luoghi dove si servono o no alcolici e dove si socializza; ci sono i posti dove si mangia di corsa o seduti la sera e i posti dove si beve e si socializza: uno su tutti il pub che è luogo di agregazione e centro della vita sociale. Sul pub inglese e irlandese e sulla loro millenaria tradizione brassicola ci sarebbe da scriverne per mesi, ma non è questo il punto.

Il punto è che visto la nostra proprensine a riunirci attorno al cibo, è fondamentale fare educazione su di esso! l’ignoranza in cui abbiamo deciso di vivere è spaventosa, quanto è spaventoso come beviamo alcolici senza domandaci minimamente come sono fatti e cosa contengono.

Etichettando i vini naturali.

Seguitemi, Fumare un sigaro è un vizio (e un piacere) che richiede tecnica e tempo, fumare una sigaretta è un vizio (e un piacere) che è fast e non richiede particolarmente tempo ne studio; entrambe sono dannose e mortali, ma fumare un sigaro almeno ti permette di concederti del tempo e di doverti dedicare a questa cosa tempo e studio.

Bere vino è molto simile: è rituale, sociale e anche culturale, quindi se cominciassimo davvero a informarci su cosa beviamo e a considerare come è stato prodotto (o allevato) finiremmo per bere e mangiare meno ma meglio. Meno salumi poiche ci concederemmo carni allevate non nei lagher degli allevamenti. Meno scatolame poichè cominceremmo a riconsiderare l’atto del cucinare e quello di fare la spesa. Meno alcol poichè compreremo bottiglie migliori e la cui produzione è più controllata e del cui contenuto siamo stati informati.

Vorrebbe dire farci meno male? no! vorrebbe dire autocostringersi ad esseere consapevoli di ciò che compriamo , considerando quindi tutte le implicazioni che ciò comporta. Questo spingerebbe i grandi produttori, quelli con tanta terra, a dover riconsiderare il modo in cui il vino viene prodotto (e già sta avvenendo con l’aumento esponenziale del bio), a ricominciare a vedere in cantina non il vino come un prodotto industriale ma come un elemento della nostra società.

Etichettando i vini naturali.

E’ questa un utopia? la trasformazione della società dei consumi in una società dei valori? probabilmente si, ma la nostra direzione deve e può essere questa! voglio lanciare una provocazione relativamente ad un fatto di cui sono stato testimone: a politica di alcuni stati americani relativamente al tabacco da pipa. In molti stati degli Usa la legge ha costretto ai produttori di tabacco da pipa a specificare cosa le lattine (o le buste) contenessero…. e se facessimo lo stesso col vino? un qrcode che rimanda a tutte le pratiche enologiche e a tutte i prodotti utilizzati? Cadrebbero una marea di teste!

Ci sarebbe molto, molto da ridere! Dunque, di per se non è sbagliata l’etichetta che dice che l’alcol fa male, io la trovo un esagerazione, ma posso comprendere anche legalmente di voler scaricare la responsabilità sui consumatori. Quello che non comprendo è perche invece di creare una politica del terrore, non si crea una politica dell’informazione? non si cerchi di insegnare la cultura del cibo? la risposta è profondamentemente triste, poiche con queste nuove etichette lo stato se ne lava le mani! Io ti ho avvertito, mo se vuoi ammazzarti sono fatti tuoi e non potrai arrabbiarti o fare causa a nessuno.

che tristezza!

Chi beve naturale è bene o male passato alla fase dell’informazione: gli interessa sapere cosa mangia e conseguenzialmente è informato sui rischi dell’abuso, non ha bisogno di un etichetta che gli dica che bere uccide…. lo sa di suo ! solo che ha scelto di dedicarsi del tempo per bere e conoscere cosa gli sta dinanzi e quindi ha (o dovrebbe avere)….. una cultura del bere.

E voi? qual’è la vostra opinione?

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Un commento su “Etichettando i vini naturali.

  1. Davvero una disamina attenta e lucida della questione attuale. Credo che il discorso che hai messo giù, sulla consapevolezza del bere valga sia per i vini tradizionali che naturali. Sulla consapevolezza del cibo, credo che ci sia più attenzione e consapevolezza rispetto a un tempo..si comincia a mangiare con più attenzione alla salute. Ma è purtroppo un discorso che non si esaurirà mai del tutto..! 🔞💯👩🏻‍🍳

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