Il Grimorio delle Bottiglie

Grimorio delle Bottiglie

Il  Grimorio delle Bottiglie.

Quando ho iniziato ad appassionarmi al mondo del vino avevo meno di  diciotto anni, e come tanti, maturavo le mie convinzioni di riflesso a quelle che sentivo esprimere da mio padre e dalle altre persone di cui mi fidavo.

Le idee per diventare tue devono maturare come l’uva: tutti hanno bisogno di un mentore, e tutti per sviluppare un pensiero critico devono partire da qualche parte.

All’inizio conoscevo i nomi dei vini  che loro conoscevano, bevevo i vini che quasi sempre loro mi proponevano, e quando facevo di testa mia  comunque inseguivo un ideale che era il loro.

In quei primi anni la mia curiosità era frenata dalla necessità di sviluppare un metodo e così nelle carte dei vini ricercavo nomi consolatori che sapevo di conoscere e di  cui potermi fidare.

Ma questo era in parte un bene mi ha dato un metodo e ha affinato il mio pensiero.

Mio papà aveva scritto  a mano un libro per i suoi amici: i “400 vini del mio privilegio”

Cinque amici,

cinque copie.

Il Grimorio delle Bottiglie

Quattro mesi di lavoro per il solo piacere di catalogare i 400 vini che secondo lui una buona cantina italiana privata doveva avere.

Quattrocento vini, tre bottiglie di pognuno: totale 1200 bottiglie di vino… se vi sembra un esagerazione megalomane fidatevi che non lo è: se ami davvero il vino questo investimento ti obbliga a fare delle scelte e ti forma come appassionato e come persona.

Questo libro è stato il mio primo grimorio; l’intento era lapalissiano, l’utilizzo immediato e la sua consultazione semplice.

Una lista di aziende italiane delle quali lui aveva selezionato dei vini: zero spiegazioni o schede (il fatto di non amarle come vedete è di famiglia) unica regola almeno una azienda per regione (così da avere in cantina almeno un  vino molisano visto che a quanto pare il Molise esiste.)

Su questo manoscritto si poteva ragionare e anche dissentire, poiché, al contrario delle guide di oggi, lui ti dava un istantanea di un dato momento : del 1997, questa istantanea diveniva il tuo banco di scuola .

Questo scritto amanuense  portò con se due conseguenze: la prima fu che alcuni dei suoi amici decisero di realizzare davvero questa cantina e la seconda fu che mio padre mi portava con se quando andava a cercare queste bottiglie in giro per le enoteche campane e romane.

Quanto mi divertii a formare Il Grimorio delle Bottiglie.

Non avete idea  dei momenti bellissimi che ho vissuto in quel magico 1997, ho visitato tutte le enoteche più importanti della Campania e del Lazio, in un momento storico in cui internet non c’era ancora e l’unico confronto plausibile era quello diretto.

mi sembravano cattedrali, gestite da monaci e io mi sentivo u esploratore di mondi  ai più sconosciuti.

Ho ascoltato  conversazioni di esercenti, Sommelier, appassionati, clienti, tassinari, e ogni volta vedevo anche a casa nostra costruirsi questo muro di 1200 bottiglie.

All’epoca non lo sapevo ma in quel momento iniziai a sviluppare una mia idea critica sul mondo del vino, perché vedete cari lettori ogni tanto bisogna confrontarsi con le proprie idee per poi fugare le indecisioni e modificare ciò che non ci convince o rafforzare quello che ci convince.

Grazie a mio padre oggi io la penso in maniera totalmente diversa da lui e questo è un regalo che ha il valore di un eredità morale.

La seconda cosa che imparai fu a comprare il vino a muovermi in un enoteca .

Comprare 1200 bottiglie di vino non è una cosa semplice, banalmente  serve il capitale per farlo, con questa affermazione siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda; ma quando tu decidi di cercare un dato vino X che quasi nessun ha, i commercianti (è anche il mio lavoro quindi ne parlo con cognizione di causa) faranno di tutto per venderti un’altra  bottiglia e onestamente fanno bene! Ma se all’inizio su quattrocento referenze era facile trovare qualcosa , alla fine se non c’era nulla non c’era nulla e restare concentrati diventava difficile.

Io ricordo perfettamente che mentre loro cercavano e tribolavano, io osservavo le bottiglie.

Osservavo nascere Il Grimorio delle Bottiglie.

Già visivamente iniziavo a mettere in fila dei pensieri: il brunello è Montalcino  e sta la, il Piemonte invece è la zona più estesa e sta da quell’altra parte e piano piano nella mia testa iniziava a crearsi una macro mappa delle zone italiane e della loro disposizione in un negozio.

La Francia restava un mondo ignoto di cui non capivo nulla se non che lo chapagne costa caro e ha le bolle: passeggiando fra quegli scaffali iniziavo a scegliere cose che volevo assaggiare, vini che mi incuriosivano per qualche motivo  e timidamente memorizzavo cose che negli anni a venire mi sarebbero serviti per fare le mie di esperienze.

Tutto questo comprare vino stava facendo nascere un problema di non secondaria importanza: dove conservarlo? Come conservarlo? Come impostare una cantina?  Soprattutto come far durare 1200 bottiglie di vino, perché non si possono consumare 1200 bottiglie di vino in un mese .

LA cantina deve diventare il luogo in cui si sperimenta il tempo, si osserva come il vino cambia nel suo evolversi ed è il luogo magico in cui quando si estrae una bottiglia di 20 anni fa  la si trova ancora in salute e ci si emoziona come se  in quel momento tutto divenisse fermo e solo il vino parlasse.

Per mia fortuna noi abbiamo una piccola cantina valida allo scopo, altri se la sono costruita altri hanno deciso che quei vini sarebbero diventati il corpus della loro ricerca.

Ma tutti sono partiti da quei famosi 400 vini del mio privilegio: da quel  Grimorio delle Bottiglie.

Oggi?

Beh oggi sono successe una infinità di cose interessanti  che se avete la pazienza di starmi ad ascoltare vi racconterò con gran piacere.

Diciamo subito che come tutte le cose eroiche che dovevano continuare negli anni a venire, costruendo cantine incredibili che tutto il mondo avrebbe voluto avere… nulla di tutto quest è successo.

Mio papà non ha mai scritto “i suoi vini del privilegio volume 2 il resto del mondo”

e io dopo aver studiato quel primo tomo con molta attenzione beh ho discusso negli ultimi ventun anni su ogni singola sua scelta, su alcune sono della sua stessa opinione ma su altre no.

Insomma ho sviluppato una mia idea critica.

Oggi delle 1200 bottiglie iniziali ne sono rimaste 36, trentasei bottiglie del 1997 che negli utlimi venti anni mi hanno accompagnato a diventare l’appassionato che sono; posso dire di conoscere l’evoluzioni in 20 anni di piu di 400 vini italiani, che  preso singolarmente come dato non vuol dire nulla ma preso nella sua complessità ,posso affermare che, in Italia le meccaniche del vino hanno portato a scelte molto discutibili.

Vini che nel novantasette facevano ventimila bottiglie oggi ne fanno tre volte tanto, come è possibile?

Vini di cui abbiamo bevuto autocisterne (negli ultimi vent’anni io avrò bevuto almeno un centinaio di alcuni famosi Chardonay umbri e Siciliani)potendoli rapportare a quelli di vent’anni fa vediamo che moltissimo è cambiato e onestamente non per il meglio.

In molti vini famosi oggi io ci sento la firma, ci vedo un modo di fare vino che non è più il territorio, l’annata, l’incognita di un buon risultato piuttosto che di un risultato Scadente; oggi io nei vini ci vedo le firme, le griffe : devono essere in un dato modo, costi quel che costi.

Dal 1997 molti brunello di Montalcino sono invecchiati stupendamente (anche brunelli un po’ americaneggianti) oggi quelle bottiglie sono ad uno stato di maturazione che fa emozionare davvero: il sangiovese ha raggiunto quel grado di terziarizzazione che lo fa vibrare.

 Il sangiovese canta un canto antico fatto di inevitabile decadimento, ma ora è ora ; ora non sarà domani, ma ora è ora e in quest ora è un vino con un piede ancora nella freschezza di gioventù con i suoi tannini e la sua esuberanza di giovane ragazza di sera e l’altro piede ha un sorriso maturo con le nuance del bosco dei funghi e della pioggia di novembre…. Il vecchi millennio ancora canta.

Oggi io molti vini non so neppure se arriveranno a vent’anni, sia perche magari ce li saremo bevuti, ma sia perché sempre meno gente mette su una cantina .

Nessuno vuole aspettare, nessuno vuole andare in giro a cercare bottiglie, nessuno vuole farsi ogni anno un giro a capire come sta cambiando enologia e clima.

Nessuno vuole più fare Il Grimorio delle Bottiglie.

Le bottiglie entrano in commercio e noi le compriamo e le beviamo, consumismo ! quasi nessuno accantona per emozionarsi! Quasi più nessuno si organizza con gli amici per costruirsi una cantina! Magari condivisa con pochi intimi amici, ma loro e solo loro.

Un buchetto che rispecchia il loro punto di vista, che essendo loro è sempre da prendere in considerazione , un luogo che insegni il valore del tempo.

Oggi tutti co sti smartphone, co sti cazzo de siti internet, tutti rincoglioniti, me compreso! semo diventati un orda de zombies rincoglionti! Barcolliamo nella nostra esistenza senza amare più un cazzo di nulla.

Beh io amo quella cantina.

Amo il 1997 non malinconicamente, per dirla tutta nel 97 ero uno sfigato appassionato di film horror e di fumetti: un nerd! Con pochissimi amici e troppe passioni….. cazzo non sono cambiato di una virgola in questo. Sono diventato meno amabile (per non dire più stronzo).

Amo poter dire io ci sono e fortunatamente negli ultimi venti anni ho affinato le mie idee.

Oggi c’è un mondo che fa vino in maniera nuova (o antica) gente che fa cose incredibili e che fa vino per  berlo, invecchiarlo, parlarne, socializzare! L’Italia sta rinascendo , e se siamo noi forti di molti appassionati, forse sta rinascendo in meglio.

L’unica incognita siamo noi: se ritorneremo a essere gli Scappati di Casa che si riunivano per bere un bicchiere di vino come la buona Italia di cibi unti e serate storte insegna; o finiremo di farci lobotomizzare dal mondo grigio e porno che ci circonda; siamo noi che dovremmo rifugiarci nel nostro  Grimorio delle Bottiglie.

 

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